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Immagine del redattoreAndrea Giacone

Agrivoltaico: un nuovo modo per sfruttare i campi per coltivazione e allevamento

Aggiornamento: 21 dic 2022

L'Agrivoltaico consente di introdurre la produzione di energia solare fotovoltaica nelle aziende agricole, integrandola con la produzione vegetale e zootecnica. I pannelli fotovoltaici vengono posizionati nei campi, con sistemi di inseguimento solare "mobili", a particolari altezze e secondo geometrie che consentono il lavoro agricolo e il pascolo.


La Spagna guarda con interesse all'agrivoltaico intelligente e nelle campagne di Toledo la multinazionale Iberdrola sta portando avanti il progetto sperimentale Winesolar: un algoritmo di intelligenza artificiale determinerà la posizione ottimale in cui orientare i moduli. Sempre in Spagna, a Totana (Murcia), Enel ha completato un parco solare che condivide lo spazio terra-cielo con le attività agricole. Nella fase operativa, genererà 150 gigawattora all'anno. Ha richiesto un investimento di 59 milioni di euro e la realizzazione di 248.000 moduli. In Italia, il 27 giugno, il Ministero della Transizione Ecologica ha pubblicato le "Linee guida per gli impianti agrovoltaici" (non ancora definitive), che definiscono i criteri minimi per i parchi agrovoltaici, strutture in cui si produce energia condividendo il suolo con l'agricoltura e/o la pastorizia. In pratica, i pannelli solari sono sopra, gli spinaci e/o le pecore sotto.


Realizzare un impianto costa tra i 1.100 e i 1.300 euro per kilowatt di picco e l'investimento si ripaga in sei-otto anni, spiega Paolo Canonaco, rappresentante per la Calabria della Federazione nazionale di prodotto di Confagricoltura e imprenditore che ha deciso di intraprendere la strada dell'agrivoltaico nella tenuta di Serragiumenta, seicento ettari ad Altomonte in provincia di Cosenza. Il Piano nazionale di rilancio e resilienza prevedeva un investimento di 1,1 miliardi di euro per installare una capacità produttiva di 1,04 gigawatt in grado di produrre circa 1.300 gigawattora all'anno, con una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 0,8 milioni di tonnellate di CO2.


I criteri minimi stabiliti riguardano, ad esempio, l'altezza da terra dei moduli fotovoltaici: mai al di sotto dei 130 centimetri per l'attività zootecnica, e mai al di sotto dei 210 centimetri per la produzione agricola. Per scegliere come e cosa produrre, sarà necessario valutare l'ombreggiamento prodotto dai pannelli, il risparmio idrico, la fertilità del suolo e il microclima. Il sistema può essere integrato con sensori di temperatura e umidità.


Le stesse linee guida, valutando le esperienze già in corso in Germania e Francia, tracciano un quadro delle colture più o meno adatte all'integrazione con l'agrivoltaico. "Sì" a patate, lattuga, fave e luppolo che beneficiano di una buona ombreggiatura. "No" a cavolfiore, barbabietola da zucchero e barbabietola rossa. "Sì" a segale, orzo, avena, cavolo verde, colza, piselli, asparagi, carote, ravanelli, porri, sedano, finocchio e tabacco. Una volta attivo, l'impianto dovrebbe essere monitorato per garantirne l'attività a lungo termine e la continuità nella produzione agricola.


GreenView Energy considera la pratica dell'agrivoltaico come un'alternativa molto rilevante e valida per produrre energia pulita. GreenView consentirà sempre ad aziende e famiglie di produrre e consumare energia rinnovabile.


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